Classifiche Film da guardare 2015

Film da Guardare:Classifica 2015

15) È arrivata mia figlia! di Anna Muylaert

Commedia brasiliana dai toni anche drammatici, è ricca di paradossi sociali: una governante ha vissuto per anni lontana da sua figlia, per allevare il figlio di una signorotta troppo impegnata… Ora divertente, ora sociologicamente stimolante. Il suo ritmo non è quello di una cavalcata rombante, ma pur tra anse più riflessive lascia una generosa eredità emotiva.

14) The Search di Michel Hazanavicious

Il regista francese premio Oscar per The Artist ci porta in una guerra dimenticata, quella del 1999 in Cecenia. La storia del piccolo Hadji (Abdul Khalim Mamutsiev), orfano silenzioso, avvince nel suo balletto di avvicinamenti e fughe con la benefattrice Carole (Bérénice Bejo). È intanto inquientante la trasformazione in soldato del bonario Kolia (Maksim Emelyanov). L’assurdità dei conflitti è servita.

13) Le streghe son tornate di Álex de la Iglesia

Il grottesco si mescola all’horror, la commedia demenziale all’action movie grazie all’eccentrico regista spagnolo. Tra travestimenti surreali e atmosfere ancestrali, la divina Carmen Maura guida la vendetta del gentil sesso contro gli uomini. Il finale indugia un po’ troppo ma risate e sorprese – sul filo dell’assurdo e dell’esagerazione – sono garantite.

12) Selma – La strada per la libertà di Ava DuVernay

La regista afroamericana ricostruisce una delle più importanti battaglie intraprese da Martin Luther King (David Oyelowo) e dal popolo nero per ottenere la garanzia al diritto di voto. Dà spazio anche alla gente comune, alle donne, a personaggi minori che hanno avuto un ruolo storico. Impossibile non commuoversi mentre la folla nera attraversa il ponte Edmund Pettus della piccola città di Selma e viene assalita della polizia.

11) Gemma Bovery di Anne Fontaine

Piccola perla francese di ironia, profondità umana e seduzione. Madame Bovary, il romanzo di Gustave Flaubert, non è mai stato così divertente, pur nell’ineluttabilità tragica del destino. Merito dell’alchimia di due attori squisiti, il veterano Fabrice Luchini e la bella Gemma Arterton. Da un gioco di parole su un archetipo letterario femminile prende il via una valanga inevitabile eppure invisibile fino a che non piomba fragorosa.

10) Wild di Jean-Marc Vallée

Una storia di redenzione, lungo il Sentiero delle creste del Pacifico, raccontata con onestà, tra paesaggi che scuotono il cuore e flashback ben montati (solo raramente ridondanti). Solida l’interpretazione di Reese Witherspoon, che riproduce il viaggio a piedi in mezzo alla natura di Cheryl Strayed, ex tossica, escursionista improvvisata. Non c’è l’ambizione di dare risposte supreme e non manca l’ironia.

9) Hungry Hearts di Saverio Costanzo

Storia di amore e ossessioni. Unendo scene quasi strappate da una successione temporale, viene costruita la cronaca di una coppia dai suoi esordi fino alla sua deriva. È adorabile il primo incontro, è celere l’evoluzione, fino alla nascita del primo figlio. Con la gravidanza lei cambia, vuole proteggere il piccolo dal mondo contaminato. Alla Mostra di Venezia 2014 Coppia Volpi per i due attori, Alba Rohrwacher e Adam Driver.

8) Mia Madre di Nanni Moretti

È un Nanni Moretti diverso da quello a cui siamo abituati. È più intimo. Decisamente autobiografico, forse troppo. Ma la lenta e dolorosa attesa dell’inevitabile, della morte della mamma – archetipo degli archetipi -, è raccontata con sensibilità e delicatezza toccanti. All’incontenibile John Turturro il compito di farci ridere di gusto.

7) Una nuova amica di François Ozon

Il regista francese tesse un melodramma dalle tinte hitchcockiane, si muove nei meandri oscuri dell’identità sessuale, tra elaborazione del lutto e desideri inconfessabili. Scava con grazia e un pizzico di umorismo. La bravissima Anaïs Demoustier è protagonista e lo sguardo attraverso cui conosciamo la sua “nuova amica”…

6) American Sniper di Clint Eastwood

La storia di Chris Kyle (Bradley Cooper), il cecchino più infallibile della storia militare americana, ha generato polemiche di sinistra e di destra. Ma siamo di fronte a un film di guerra, sì, ma contro la guerra. Tra missioni in Iraq, patriottismo e ritagli di vita privata, il racconto è teso, drammatico ed essenziale. Come Clint sa fare.

5) Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza di Roy Andersson

Terzo capitolo della trilogia The living trilogy, visivamente curato e originale nello stile narrativo. Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2014. 39 scene, ispirate esteticamente ai quadri di Otto Dix, disegnano con intelligente ironia un’umanità buffa, bizzarra, ripetitiva, ma anche terribile e capace di atrocità. Film probabilmente non per tutti, brilla nella ricerca artistica. L’umorismo del regista svedese è corrosivo o spassoso.

4) Whiplash di Damien Chazelle

Come quelle bacchette che percuotono la batteria frenetiche e feroci,Whiplash è un film di jazz e ossessione che rulla dentro sin dalla prima scena e fino al magnifico finale che quasi fa scattare l’applauso. Il regista statunitense si ispira a una sua esperienza per metter in scena un duello, sia emotivo che fisico, tra un ragazzo dotato e ambizioso e un docente dalla condotta estrema. Oscar meritato come migliore attore non protagonista a J.K. Simmons.

3) Mad Max: Fury Road di George Miller

Esplosivo, frenetico, visivamente avvincente, è valsa la pena aspettare 30 anni per un nuovo capitolo dell’esaltante saga di bolidi e deserto del cineasta australiano. Rinnovato il cast, Tom Hardy eroe silenzioso e Charlize Theron stupenda idealista furiosa, il quarto film del franchise ruggisce di follia e azione, brillando nel peso narrativo.

2) Forza maggiore di Ruben Östlund

Dramma esistenzale svedese, indaga la parte meno nobile della natura umana e le relazioni tra individui, osservandole nel loro lato più grottesco, con ironia a tratti esilarante. Tra vette innevate e silenzi, sul filo di un ritmo paziente che affascina, nell’amabile routine di una settimana bianca una famiglia entra in crisi e mette in gioco i suoi ruoli stabiliti.

1) Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) di Alejandro González Iñárritu

È un atto di virtuosismo compiaciuto che deride Hollywood e intanto gli fa l’occhiolino, ma brilla in maestria tecnica, ha interpretazioni potenti (Michael Keaton su tutti) ed è emotivamente sferzante. Commedia graffiante, cammina sul filo della tensione per librarsi in un finale sognante. Con un unico piano sequenza il regista messicano ordisce una battaglia interiore tra l’immagine che abbiamo di noi stessi e quello che veramente siamo. Si interroga sul talento e intanto ci mostra il suo talento. Premiato con l’Oscar (soffiato a Boyhood).

 

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